Una fiaba? Perché una fiaba?
“Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, servono alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma all’uomo intero e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come la poesia e la musica, come il teatro o lo sport (se non diventano un affare). Servono all’uomo completo”
Gianni Rodari
Grammatica della fantasia
Ecco la fiaba che abbiamo scritto per il Vanitas’ Market di Cremona:
Firenze, 1501.
In una piccola barberia, situata alla fine della via più fiorita della città, lavorava un giovane apprendista barbiere.
Un giorno entrò nel salone un signore dalla lunga barba bianca: Leonardo da Vinci, si presentò. Il padrone non c’era e il giovane apprendista si occupò personalmente della sua barba.
Mentre accorciava la barba di Leonardo sentì in essa una grande energia, e per qualche strano motivo ne riusciva a percepire le mille idee che quell’uomo aveva in testa. La sua barba era un amplificatore del suo essere e da quel momento decise che avrebbe conservato ciuffi di barba delle persone che lo avessero emozionato. Continuò questa sua collezione personale di barbe per il resto della sua vita, trasmettendo ai suoi figli e ai suoi nipoti l’arte e i segreti del suo nobile lavoro.
Nei decenni successivi i suoi discendenti iniziarono a muoversi in giro per tutto il mondo aprendo nuove barberie. Prima in tutta Italia, poi in Europa, per continuare verso oriente e infine anche nelle Americhe.
Tutti i discendenti di quel barbiere fiorentino continuarono la tradizione del loro avo, collezionando le barbe delle persone che li sorprendevano.
Ma arrivò un periodo in cui le continue crisi sociali e i nuovi standard di bellezza, dettati dalle mode, ridussero sempre di più gli uomini che portavano la barba.
I saloni dei barbieri iniziarono a svuotarsi e furono costretti a chiudere i battenti.
Il fatto più triste è che questa crisi colpì tutta la società in tutti i vari aspetti: non c’era più lavoro, non c’erano più speranze, i giovani non sapevano più sognare e la gente non riusciva più a distinguere la vera bellezza.
Arrivò il punto in cui anche l’ultimo barbiere chiuse definitivamente la sua attività. Era molto triste e arrabbiato per la situazione in cui il mondo si trovava. Mentre stava seduto a pensare ad una soluzione vide il grande vaso che il papà gli aveva lasciato in eredità, contenente i ciuffi delle barbe dei personaggi più talentuosi, vissuti nei 500 anni precedenti.
In una notte stellata desiderò con tutto se stesso che tutti quei ciuffi si trasformassero in un’unica barba e che riuscisse a trasmettere a chi la indossasse le grandi qualità e i talenti dei personaggi ai quali erano appartenute.
Quella stessa notte prese vita dall’unione dei moltissimi ciuffi, una Barba di mille colori.
La Barba iniziò a cercare un viso sul quale fiorire ma senza riuscirci perché nessuno voleva più portare la barba. La società etichettava come senzatetto o folli le persone che avevano la barba.
La Barba allora decise che era giunto il momento di dare una svolta a quella situazione. Sentendosi in dovere di aiutare le nuove generazioni a creare un mondo migliore, iniziò così a distribuire i suoi ciuffi con i relativi talenti ai giovani di tutto il mondo.
Le nuove barbe iniziarono a crescere e gli uomini che la portavano ricominciarono ad esprimere le loro capacità artistiche, a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di bello e a migliorare il mondo che li circondava.
La gente ritornò a respirare, a vivere, a pensare e ad essere felice.
Fiaba: Toso Alessandro
Illustrazioni: Giulia Perin
Se avete un bimbo, un nipote o semplicemente vi piace disegnare qui sotto potete scaricare i bellissimi disegni fatti da Giulia Perin. Barbe da disegnare. Inviateci le foto ad info@averelabarba.it dopo che le avete colorate.
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